Ceramica Calitrana

Ceramica calitrana.
Dall’argilla al prodotto ceramico.
Le fasi della produzione.
La ceramica comprende i manufatti a base di materiali argillosi, modellati plasticamente e la cui forma viene stabilizzata attraverso un procedimento termico, ossia, la cottura. Il modo migliore di avvicinarsi ad essa, senz’altro quello di apprendere o, meglio, di impadronirsi di alcune nozioni riconducibili in primo luogo al processo produttivo che, a seconda dei casi e delle tecniche utilizzate, fornisce manufatti identificati da una specifica nomenclatura: biscotto, gres, maiolica, porcellana e così via. Come pure bene familiarizzare con un insieme di termini utilizzati per descrivere una particolare tecnica di rivestimento del manufatto cotto o della decorazione. La produzione di un manufatto ceramico avviene sfruttando la combinazione dell’argilla con l’acqua che opportunamente lavora sviluppa una certa plasticità e si suddivide in varie fasi il cui numero si diversifica a seconda del prodotto. Comunque le fasi previste per un manufatto sono collegate ed interagenti fra loro. Per l’ottenimento del prodotto ceramico occorre:
UNO: la preparazione dell’impasto. Sembra superfluo descrivere le operazioni preliminari condotte sull’argilla: depurazione ed eliminazione dei corpi estranei ottenuta in vasche di decantazione od anche una diversa colorazione a cui si fa seguito la lavorazione vera e propria dell’argilla con l’acqua effettuata un tempo in maniera artigianale, con i piedi, con i bastoni o a mano, al fine di ottenere una certa plasticità dell’impasto ottenuto. La cosa più difficile è ottenere un impasto con un punto giusto di plasticità legato, innanzitutto, al tempo della lavorazione (un impasto da lavorare subito necessita di una plasticità diversa da quella che verrà lavorato fra qualche giorno). In entrambi i casi l’impasto grezzo sottoposto a lavorazione deve avere una plasticità che assicuri la facilità di lavorazione e nello stesso tempo il mantenimento della forma che le viene data. Per ovviare a detti problemi gli elementi che intervengono nell’impasto sono l’argilla e/o il caolino, quelli fondenti feldspati, fosfati e calcare per favorire l’amalgama in fase di essicazione e di cottura ed infine quelli digrassanti o magri quali la silice, la sabbia, terracotta macinata “ chamotte” che servono a regolare la plasticità dell’impasto in modo da evitare fenditure nella fase di essicamento. Ovviamente, soltanto l’esperienza pone il ceramista in grado di riconoscere il punto giusto di plasticità dell’impasto.
DUE: La modellazione dell’impasto. Le tecniche seguite per dare forma al prodotto sono distinte a seconda del manufatto da porre in essere come pure da esso dipende l’uso di particolari attrezzi che servono per tagliare, spianare, lisciare, rifinire le forme volute. Quelle circolari sono prodotte al tornio a pedale: partendo dalla base costituita di impasto grezzo esse sono rialzate dal torniante attento a dare alle stesse lo spessore e l’altezza desiderata. Specie per i grossi vasi la modellazione prevede l’uso di forme circolari, di rotoli di impasto “colombini” che sono saldati alla base o allo strato precedente attraverso una dovuta pressione e allo stesso tempo modellando con le dita. Per altri tipi di prodotti quali: statuine, orci e vasi molto grandi si utilizzano gli stampi e tale tecnica oltre a velocizzare la produzione consente di ottenere manufatti uguali tra di loro. Più complessa la modellazione di elementi figurativi le cui parti sono modellate separatamente e poi saldate tra loro tramite argilla resa alquanto fluida “barbottina”. Le forme ottenute sono lasciate essiccare, per un primo consolidamento. In questa fase il manufatto può essere sottoposto o meno all’operazione di lisciatura a secondo della porosità che si vuole assicurare al prodotto finito. Infatti, essa viene eseguita sia per motivi estetici o di impermeabilizzazione sui prodotti che vengono sottoposti subito dopo a cottura sia quando i prodotti sono destinati a ricevere un rivestimento aggiuntivo in modo da renderlo impermeabile. Viceversa per i prodotti destinati ad un uso che richiede un’elevata porosità in particolar modo, per i prodotti destinati, una volta cotti, a contenere l’acqua potabile non è effettuata l’operazione di lisciatura in modo che il manufatto possa conservare l’originale porosità. Asciugandosi all’aria l’argilla perde la sua plasticità e il manufatto si consolida anche se può essere ancora ripreso in lavorazione per finiture o modifiche.
TRE: La cottura del manufatto. Il ceramista, prima di introdurre il manufatto essiccato all’aria nel forno per la cottura, effettua un’accurata verifica allo scopo di rilevare la presenza di eventuali difetti. Esso, durante la cottura, perde la restante acqua e prende la sua forma definitiva e perciò non può più essere sottoposto a modifica: il risultato costituisce un primo prodotto ceramico denominato biscotto che può essere o meno sottoposto ad ulteriori trattamenti. Nella camera del forno in cui avviene la cottura possibile controllare due elementi basilari per l’ottenimento di una determinata tipologia di prodotto: la presenza di ossigeno nell’atmosfera della stessa e la temperatura desiderata, mentre un ulteriore controllo, molto importante, viene effettuato dall’esterno e riguarda il tempo di cottura. La cottura può ovviamente, richiedere una determinata combinazione di presenza di ossigeno, temperatura e tempo di cottura i cui valori sono stabiliti in funzione dei materiali impiegati e del prodotto che si vuole ottenere e nel caso di più cotture dello stesso prodotto i valori della combinazione saranno di volta in volta differenti. Con il biscotto inteso come prodotto del forno possibile introdurre un primo gruppo di prodotti finiti appartenenti alla ceramica: a. le terrecotte, date da un biscotto a pasta porosa colorata; b. il gres, costituito da un biscotto a pasta non porosa e compatta.
Entrambi i tipi di prodotti costituiscono gli oggetti in ceramica acroma (priva di rivestimento) e mentre le terrecotte proprio per la loro porosità sono utilizzate principalmente per la conservazione di liquidi in principale modo l’acqua, e per la cottura di cibi solidi o liquidi, il gres trova applicazione essenzialmente per la sua resistenza al calore. Sia le terrecotte che il gres possono costituire la base per altri prodotti finiti dopo esser stati sottoposti ad ulteriori trattamenti noti come rivestimenti, ad esempio l’impermeabilizzazione dell’intero manufatto o di una sua parte, mentre principalmente le terrecotte, rivestite o meno, sono sottoposte ad ornamenti rispondenti principalmente ad un’esigenza estetica.
QUATTRO: Il rivestimento, risponde ad un’esigenza di carattere pratico avendo come finalità quella di assicurare al prodotto un’impermeabilità. Il procedimento si basa su rivestimenti vetrosi da applicare sul biscotto. In verità esiste una tecnica di rivestimento del manufatto prima della cottura e precisamente quando ancora in via di essiccazione denominata ingobbio. Si tratta di un rivestimento applicato per immersione del prodotto in argilla fluida colorata. Essa risponde soltanto a motivi estetici in quanto non si ottiene impermeabilità del manufatto che deve essere eseguita a parte. Un ingobbio particolare sempre a base di argilla? nota come bianchetto”. Una tecnica molto antica conosciuta anche nell’antico Egitto era quella che utilizzava fondenti alcalini. Successivamente furono introdotte le cosiddette vetrine, perché trasparenti, a base di piombo ed ancora più di recente l’utilizzo di smalto stannifero di un bianco opaco non trasparente. Una delle tecniche d’impermeabilità utilizzata per il gres la cosiddetta salatura a base di sodio e silice. La fase di rivestimento può prima essere sottoposto a decorazione intesa come operazione che risponde ad esigenze essenzialmente di natura estetica e poi, sottoposto a cottura.
CINQUE:
Nei testi di ceramica, in genere, il riferimento territoriale ai centri di più rinomata tradizione che hanno raggiunto, nel costo dei secoli, una notorietà? a livello nazionale e in molti casi anche internazionale. In Italia come nel resto di altri paesi europei i centri di produzione della ceramica erano in numero di gran lunga superiore a quelli più rinomati e tale attività era disseminata su tutto il territorio nazionale e pullulava specie nei piccoli centri dove, dopo i secoli bui del medioevo, si realizzava un notevole sviluppo urbano legato all’ampliamento del tessuto edilizio per la crescita e per il miglioramento delle condizioni economiche della popolazione. Cominciava a mutare il modus vivendi delle popolazioni stesse dando luogo ad una richiesta di prodotti, che nel seguito identificheremo con il termine generico di stoviglie, e man mano che miglioravano le possibilità economiche cresceva anche la domanda di manufatti qualitativamente superiori e di oggetti d’arredamento in genere di committenza. Il processo di mutamento delle condizioni economiche non avvenne con la stessa intensità su tutto il territorio nazionale. Nell’Italia meridionale i primi effetti cominciarono a sentirsi nella seconda metà del 700 anche se le condizioni iniziarono effettivamente a cambiare con i provvedimenti di abolizione del feudalesimo e della confisca dei beni della manomorta ecclesiastica effettuate nel XIX SECOLO.
Occorre, però sottolineare che gli effetti separati dei due provvedimenti in termini di miglioramenti economici per la popolazione meridionale nel loro complesso si rilevarono abbastanza marginali in quanto alla modifica sostanziale si ebbe nella proprietà terriera: al feudatario si sostituì man mano un ristretto numero di famiglie del luogo.
A Calitri i due eventi su menzionati procurarono vantaggi soprattutto a poche famiglie le quali incrementarono il loro patrimonio agricolo comprando dal feudatario oppure accaparrandosi i terreni più fertili e di facile lavorazione dell’ex patrimonio della chiesa mentre i terreni più impervi per la coltivazione furono distribuiti ed assegnati ad artigiani e piccoli coltivatori dietro pagamento di un canone annuo con possibilità di riscatto il così detto censo. Non sì ottenne molto dal passaggio del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia, anzi tale passaggio inizi? sotto cattivi auspici: il territorio di Calitri fu interessato dal noto fenomeno del brigantaggio che imperversò per più di un lustro nelle contrade delle vicine Lucania coinvolgendo anche alcuni comuni dell’alta Irpinia. L’economia del territorio si basava quasi esclusivamente sull’agricoltura di tipo estensivo e sull’allevamento di bestiame ed essendo la proprietà terriera concentrata in poche famiglie si veniva a determinare da un lato un piccolo insieme di benestanti e dall’altro una massa di braccianti agricoli il cui reddito era al limite della sopravvivenza. Proprio quest’ultima categoria risentiva maggiormente dei ciclici rendimenti dell’attività agricola. Basti ricordare che nel 1879 l’allora sindaco don Pasquale Berilli a causa di una grave carestia che annienta quasi il raccolto agricolo fece distribuire per parecchi giorni una pagnotta di pane alle famiglie più bisognose e provvedendo poi al loro sostentamento coinvolgendo le persone valide in una serie di lavori pubblici. Dall’altra parte, con il passare degli anni, aumentava anche se di poche unità il numero di famiglie benestanti le quali godevano di redditi agricoli che consentivano loro di vivere con una certa agiatezza. Erano queste le famiglie connotate, anche, dalla presenza al loro interno di professionisti e di uomini di Chiesa. Qui occorre aprire una breve parentesi sulle caratteristiche del modus vivendi delle famiglie calitrane che si protratto fino agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale.